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Micoplasmi

Argomenti > Ginecologia

Che cosa sono?
I micoplasmi sono una particolare e unica specie di batteri, il più piccolo organismo libero vivente conosciuto sulla Terra. Una delle principali differenze tra i micoplasmi e gli altri batteri consiste nel fatto che, mentre questi ultimi hanno una solida struttura della parete cellulare e possono crescere nel più semplice mezzo di coltura, i micoplasmi invece non hanno una parete cellulare e, come una minuscola medusa con una membrana flessibile, possono assumere diverse forme che li rendono difficili da identificare. I micoplasmi possono anche essere difficili da coltivare in laboratorio e spesso, per questa ragione, possono non essere riconosciuti come causa patogena di malattie.
Alcune specie di micoplasma hanno anche l’unica capacità di sfuggire completamente agli attacchi del sistema immunitario. Una volta che questi si attaccano ad una cellula ospite, il loro plasma e lo strato proteinico possono apparire come la parete della cellula ospite e quindi il sistema immunitario non riesce a riconoscere i micoplasmi dalle cellule del proprio corpo.



Quanti tipi di Micoplasmi?
Tra i Micoplasmi, interessano la patologia umana solo i microrganismi appartenenti al genere Micoplasma ed Ureaplasma, definendo di classica derivazione genitale M. hominis, U. urealyticum, e M. genitalium.

Quale disturbi comportano?
Si tratta di parassiti cellulari di superficie che aderiscono alla membrana plasmatica degli epiteli urogenitali, ma taluni penetrano all'interno delle cellule e diffondono verso i tessuti profondi, determinando danno cellulare proprio a seguito di questo intimo contatto.
Tuttavia spesso questi microrganismi coesistono con il loro ospite in un equilibrio che può rompersi, esitando in malattia conclamata con tendenza alla cronicizzazione.
M.hominis e soprattutto U.urealyticum sono chiamati in causa in un ampio range di patologie del tratto urogenitale.

Nella
donna sono responsabili di vaginiti, uretriti e aborto precoce.

Nell'
uomo possono determinare uretriti non gonococciche , prostatiti e prostato-vescicoliti subacute (25-50% dei casi) spesso accompagnate da emospermia (cioè presenza di sangue nello sperma). Sono stati anche descritti casi di epididimiti e balaniti: frequenti sono le forme asintomatiche o subacute.
Per quanto concerne le specie di maggiore interesse,
M.hominis e soprattutto U. urealyticum, queste sono state messe in relazione con disordini della riproduzione.
Facendo riferimento all'infertilità maschile,
U.urealyticum è stato spesso isolato dallo sperma e dal contenuto delle vescicole seminali di soggetti infertili. In questi pazienti il liquido seminale presenta caratteri che lo differenziano da quello normale per volume dell'eiaculato che risulta superiore alla norma, per numero degli spermatozoi che appare diminuito, per una loro minore motilità e per un aumento di forme immature. Si è anche notato un aumento del pH del liquido seminale da far risalire all'attività metabolica del microrganismo.
E’ ormai accertato come i micoplasmi, e in modo particolare gli ureaplasmi, siano responsabili di una
diminuzione della mobilità degli spermatozoi con ripercussioni sulla loro attività per effetti diretti dovuti ad alterazioni morfologiche come anche per effetti indiretti dovuti ad alterazioni funzionali. Il momento iniziale del fenomeno è certamente connesso con l’espressione della caratteristica adesività di questi microrganismi che mostrano uno spiccato tropismo per la zona del colletto dello spermatozoo. Alla fase di adesione seguirebbe una fase per così dire di natura biochimica: un enzima prodotto dai micoplasmi, la neuraminidasi, modificando l’acido sialico concentrato nell’acrosoma, verrebbe a compromettere l’attività motoria dello spermatozoo per connessa alterazione delle cariche elettriche superficiali.
Alle alterazioni funzionali concorrerebbero inoltre la produzione di sostanze spermio-tossiche e anticorpi specifici, presenti nelle secrezioni e soprattutto nel liquido seminale i quali, legandosi ai microrganismi adesi, determinerebbero una spermioagglutinazione.

Di recente, soprattutto in casi di infezioni a decorso cronico, è stata focalizzata l'attenzione su un'altra specie,
M. genitalium, la cui azione patogena è legata non solo alla capacità adesiva ma alla capacità di penetrare nelle cellule della mucosa genito-urinaria. 
Per la difficoltà di coltivazione del micoplasma, per più di un decennio poco si è conosciuto di questo microrganismo, ma con l’avvento di tecniche diagnostiche di biologia molecolare si è potuto dimostrare come esso sia responsabile fino al 30% dei casi di uretrite non gonococcica (NGU).
Inoltre è stato evidenziato come questo microrganismo, in quanto intracellulare e quindi capace di eludere il sistema immunitario, sia in grado di instaurare infezioni latenti potenzialmente riattivabili per un effetto sinergico legato a microrganismi superinfettanti. 

Diagnosi di laboratorio
Ha pressochè esclusiva importanza soltanto la ricerca diretta del microrganismo mentre non presenta attualmente risvolti di pratico impiego l'indagine sierologica

Il
tipo di prelievo è strettamente correlato agli aspetti clinici con i quali l'infezione si manifesta e che pertanto condiziona il materiale patologico da sottoporre ad indagine. I campioni utilizzabili sono sostanzialmente quelli prelevabili mediante tampone e trasferibili in terreno di trasporto (secrezione uretrale, essudato vaginale). L'esecuzione del prelievo, momento iniziale e fondamentale delle operazioni diagnostiche, deve rispettare norme ben precise, con esigenze diverse a seconda del sesso del paziente.

Nel
maschio per la spiccata adesività dei micoplasmi alle cellule epiteliali, il prelievo ottimale è rappresentato dal tampone endouretrale in modo da eseguire un vero scraping della mucosa uretrale. La ricerca può anche essere effettuata sulle prime urine, utilizzando il sedimento di queste, o sullo sperma. L'uso di anticorpi fluorescenti può essere di aiuto per rivelare la presenza di micoplasmi adesi agli spermatozoi semprechè il preparato venga allestito da un sedimento di liquido seminale opportunamente lavato con soluzione tamponata.

Nella
femmina il prelievo deve essere effettuato a livello del fornice posteriore della vagina
L'esame microscopico diretto ha scarsa rilevanza nel caso della ricerca dei micoplasmi, con qualche riserva per le tecniche di immunofluorescenza.

La diagnosi eziologica verrà quindi posta mediante
esame colturale. Poichè i Micoplasmi, sprovvisti di parete, sono molto sensibili alle variazioni di pressione osmotica è opportuno l'utilizzo di un terreno di trasporto rappresentato dallo stesso terreno di coltura. Qualora questo non sia disponibile potrà essere sostituito da soluzione salina tamponata addizionata di glucosio al 10%, siero e penicillina. In queste condizioni il campione può essere conservato per 4-5 ore a temperatura ambiente o a 4°C per 48 h. Qualora ci fosse la necessità di una conservazione più lunga il campione dovrà essere congelato a -20°C, ma per non più di 7 giorni.
Per quanto riguarda l'esame colturale, poichè i materiali patologici prelevati per l'isolamento dei micoplasmi genitali contengono altri microrganismi, dovranno essere utilizzati terreni selettivi specifici. Dopo l'identificazione, in caso di
U.urealyticum, in rapporto alla frequenza di ceppi tetraciclina resistenti, può emergere l'esigenza dell'antibiogramma.


Trattamento
Il negativo impatto di un’infezione da micoplasmi sul sistema immunitario degli esseri umani è indiscusso. A causa delle loro capacità di attivare e/o sopprimere il sistema immunitario, sono ora considerati fra i colpevoli di molte malattie autoimmuni. Gli studiosi stanno tutt’ora discutendo sul tipo di sequenza secondo il vecchio detto: “è nato prima l’uovo o la gallina?” I micoplasmi cominciano a crescere per primi e poi indeboliscono e mettono fuori regola il sistema immunitario? Oppure un sistema immunitario indebolito da stress, cattive abitudini alimentari o altre malattie permette ai micoplasmi di impadronirsi di esso così da dare inizio alla loro crescita opportunistica e a infezioni che hanno come effetto malattie e un indebolimento e un disequilibrio del sistema immunitario? La risposta è probabilmente entrambe i casi e questo è l’aspetto più critico del trattamento delle infezioni da micoplasmi. In pazienti con immunodeficienza può essere molto difficile trattare queste infezioni con un ampio numero di antibiotici adatti visto che essi stessi sono immunosoppressori.

Nonostante le
tetracicline e le eritromicine (tipi di antibiotici) siano efficaci per alcune infezioni da micoplasmi, i M. fermentans, M. hominis e M. pirum di solito sono resistenti all’eritromicina, mentre è stato riportato che i M. hominis e Ureaplasma urealyticum sono resistenti alle tetracicline. Comunque questi antibiotici hanno una capacità veramente limitata di eliminare direttamente questi microorganismi e la loro efficacia dipende eventualmente da un sistema immunitario ospite in buone condizioni.

Questi tipi di antibiotici inibitori delle proteine bloccheranno l’adesione proteica del micoplasma alle cellule ospite ma non lo elimineranno direttamente. Con un sistema immunitario già indebolito, molti pazienti perdono la capacità di opporre una forte risposta degli anticorpi contro questi subdoli patogeni.
Uno dei protocolli più comuni comprende uno o più cicli di due settimane con
Minociclyne o Doxycycline (200-300mg al giorno), Ciprofloxacin (1000 mg/giorno), Clarithromycin (750-1000 mg/giorno) oppure Azithromycin (1000 mg in unica somministrazione per un solo giorno).

Effetti collaterali della terapia
Uno dei principali effetti collaterali degli antibiotici è la
perdita della flora batterica che è necessaria all’apparato gastrointestinale per un’appropriata digestione ed eliminazione e fondamentale per l'equilibrio dell'ecosistema vaginale. Nessun antibiotico può distinguere fra un batterio utile ed uno dannoso. Quindi, ogni volta che deve essere somministrato un antibiotico, specialmente per un lungo periodo, si consiglia di prendere anche una formulazione di probiotici per rimpiazzare i batteri utili per evitare effetti secondari come la candida e la crescita di funghi che possono provocare difficoltà digestive e di eliminazione e altri effetti collaterali.

Un altro comune effetto secondario quando si prendono gli antibiotici si chiama “
reazione di Herxeimer”. Questa ricorre quando gli organismi muoiono ed è generalmente la prima indicazione che la terapia antibiotica funziona. I sintomi associati alla Herxeimer comprendono: brividi, febbre, sudorazione notturna, dolori articolari e muscolari, annebbiamento mentale e forte affaticamento. In funzione della gravità dell’infezione, questi sintomi possono durare 1-2 settimane,qualche volta più a lungo e possono variare di intensità. Bere almeno due litri di acqua filtrata al giorno per eliminare gli organismi dal corpo è utile per ridurre l’intensità e la durata della reazione di Herxeimer.

Non appena i micoplasmi sono sotto controllo da parte di qualche forma efficace di antibiotico, ripristinare i nutrienti drenati dalle cellule infette può aiutare a velocizzare la riduzione dei sintomi. Per un completo recupero da un’infezione da micoplasmi è necessaria e utile un’integrazione multivitaminica con extra dosi di vitamine C, D, E, coenzima Q10, beta-carotene, quercetina, acido folico, bioflavonoidi e biotina.

Attenzione all'Arginina
E’ stato dimostrato che ripristinare con integrazioni gli aminoacidi andati perduti può essere utile nel recupero da queste infezioni. Questi comprendono gli aminoacidi L-cisteina, L-tirosina, L-glutamina, L-carnitina e acido malico. Ricordare comunque che i micoplasmi crescono con l’arginina! Evitare integrazioni con L-arginina o formulazioni multi aminoacidi che la contengono, come pure alimenti ricchi di arginina per evitare di nutrire i micoplasmi. Gli alimenti (da evitare) che la contengono in maggiore quantità sono noci e semi, inclusi gli olii derivati da semi e noci che dovrebbero essere eliminati o ridotti drasticamente dalla dieta.


versione aggiornata al 12-06-16 | studiomedico@alessandrofeo.it

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